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STORIA
BILL VIOLA , New York, 1951.
È uno dei pionieri della Video Art contemporanea. Nel 1995 rappresenta
gli Stati Uniti alla 46° Biennale di Venezia e tra il 1997 e il
2000 la sua opera viene presentata in una mostra itinerante attraverso
gli Stati Uniti e l'Europa. Con uno stile visionario ma sobrio, privo
di effetti spettacolari, cerca riferimenti con la pittura del passato,
(in"The Greeting", 1995 col manierista Pontormo) per indagarne
i motivi universali della composizione, del paesaggio, del gesto e dell'emozione,
evocando una dimensione mitica e atemporale. L'immagine ha nei suoi
video una consistenza fluida e mutevole, come il suono che l'accompagna.
(www.billviola.com)
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TECNOLOGIA
SARAH CIRACI', Grottaglie (ta), 1972. Vive e lavora
a Milano.
Promessa italiana, si aggiudica il Premio New York del Ministero degli
Affari Esteri nel 2003. Il MACRO ha prodotto un suo complesso progetto
intitolato Oh my God is full of stars, un'installazione in 12 proiezioni
di diverse immagini, raffiguranti gli interni di navicelle spaziali
sincronizzate tra loro. Mediante l'arte digitale e l'elettronica (fotografia,
video e installazioni) crea un immaginario desolato di "natura
artificiale , dominato da apparizioni da fantascienza, paesaggi
desertici, spianate di cemento sotto cieli radioattivi e soli di mezzanotte,
terrificanti esplosioni atomiche senza vittime.
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SPAZIO
PEDRO CABRITA REIS Lisbona (Portogallo), 1956.
Vive e lavora a Lisbona.
È uno dei maggiori artisti portoghesi. Suo interesse primario
è lo spazio che segmenta, organizza, delimita e ordina .
Nelle sue grandi installazioni vi è la tensione alla bellezza
come categoria filosofica, il desiderio di perfezione, di partire da
sé e raggiungere l'altro; pensare insieme alla politica e alla
filosofia come organizzazione di un nostro spazio interiore, iniziando
dal quale si riesce a capire meglio il mondo.
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IDENTITA
SISLEJ XHAFA, Peja (Kosova), 1970. Vive a New
York.
Pur vivendo in Italia prima e a New York ora, denuncia con orgoglio
la sua appartenenza ad una cultura albanese. Artista "clandestino"
nel recente passato, rappresenta l'Albania alla 51a Biennale di Venezia.
In Italia è balzato alle cronache per la grande scultura cava
Padre/father/baba/pate Pio: una delle più popolari icone religiose
viene ingigantita fino a trasformarsi in uno spazio di raccolta e preghiera.
Utilizza diversi mezzi espressivi, spesso con ironia, e performances
provocatorie e paradossali, con cui indaga i contrasti economici e sociali
del mondo contemporaneo.
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GENIUS LOCI
ENZO CUCCHI, Morro d'Alba. 1949. Vive a Roma.
Ad "Aperto '80", nell'ambito della Biennale di Venezia, Achille
Bonito Oliva lo propone tra i cinque della Transavanguardia. Artista
riconosciuto a livello internazionale, ha esposto nei più importanti
forum. Il suo lavoro è accompagnato da una vastissima letteratura,
con più di 150 i libri pubblicati su di lui. Aperto alla contaminazione
tra diverse forme espressive quali la pittura, scultura, ceramica, grafica,
mosaico, interagisce anche con l'architettura, la scenografia, il design,
la moda, l'editoria. Artista visionario e gestuale, mediante l'uso di
un colore spesso violento ed antinaturalistico, costruisce un territorio
magico privo di coordinate spaziali e temporali, nel quale fluttuano
elementi simbolici sospesi, di matrice classica ed onirica.
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FRANCESCO ARENA, Mesagne Brindisi,
1978. Vive e lavora a Torre Santa Susanna - Br.
Vincitore del premio GAP - Giovani Artisti Pugliesi nel 2004 è
erede di quel filone che da Pino Pascali passa per Giovanni Albanese.
Le sue sculture ed installazioni raccontano con lucido sarcasmo fatti
e superstizioni del nostro tempo: dalla ricostruzione della cella di Aldo
Moro, alla volkswagen passat truccata da volante dei carabinieri, dal
pianoforte-reliquiario di Padre Pio alla grande cappella votiva oscillante
"come il gusto, come l'umore, come la passione e come il precario
equilibrio in cui si svolge ogni azione umana". |
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MARC BAUER, Svizzera, 1975. Vive tra Bruxelles,
Amsterdam, Roma
Lavora prevalentemente con il disegno, il video e linstallazione.
È aperto a progetti innovativi: tra questi la collettiva senzopere
allo Spazio Lima di Milano in cui il visitatore, in base al racconto
fatto in un videobox, poteva immaginare lopera in gestazione Melbourne,
descritta da Bauer assieme ad una bambina dalla bellezza sfrontata,
entrambi seduti su un letto, scena che nasconde - oltre al finale noir
che contraddistingue larte di Bauer - allusioni a sesso estremo
e violenza, espressi palesemente anche nella serie di vignette oscene
stampate su carta da parati, raffiguranti alterati ménage familiari
- tra arti amputati, fellatio e penetrazioni - che rivestivano interamente
le pareti di altri spazi espositivi.
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ELISABETTA BENASSI, Roma, 1966. Vive
e lavora a Roma
Utilizza in particolare video e fotografia; si è imposta sulla
scena internazionale utilizzando un'inedita narrazione video, basata sulla
tensione tra lo spettatore ed il contesto circostante, dalla forte carica
emotiva. Un'arte carica di allegorie, riferimenti alla psicoanalisi, alla
politica, alla memoria storica collettiva, finalizzata alla valorizzazione
della soggettività contro il disimpegno sociale e la spersonalizzazione
di una civiltà tecnologica, di cui delinea la parabola discendente
proponendo nuove rappresentazione di tempo e spazio ed una nuova mitologia
contemporanea. |
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CARLO BENVENUTO Stresa-Vb1966. Vive e lavora
a Milano
Fotografia e scultura hanno per soggetto "l'inerte quotidiano",
astratto dalla sua consuetudine e guardato in modo nuovo, nel quieto silenzio
della scena domestica ed in assenza del soggetto umano, senza riferimenti
temporali: sedie, bicchieri, tavoli, astucci e coperchi di penne biro
abbandonati sul pavimento, unghie tagliate raccolte nel palmo della mano.
Le inquadrature, prive di luci radenti e teatralità, pongono ogni
elemento sul medesimo piano, generando composizioni equilibrate che inaugurano
un nuovo concetto di "classicità". Nelle nature morte,
negli oggetti accostati - come afferma - "l'intenzione e' quella
di restituire con la fotografia una immagine pittorica, antica, l'idea
del descrivere le cose e del raccontare un sentimento." |
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DOMENICO MANGANO, Palermo, 1976. Vive e lavora
tra Palermo e Roma
Nelle installazioni e video, vi è la mescolanza degli estremi,
del tragico e del comico, del lieve e del grave, del viscerale e del grottesco,
antico e moderno, fatalismo e rassegnazione ma anche speranza, proprie
soprattutto della sua terra dorigine, la Sicilia, considerata come
una grande metafora esistenziale. Il campionario di elementi kitsch
che caratterizzano gli habitat dei suoi personaggi, spesso reali e dalla
parlata dilettale, racconta di unumanità minore - come nella
Storia di Mimmo, ritratto di uno zio dalla comicità
involontaria, o i profili collettivi delle atmosfere di festa passata
di Encastrolo o Merano 2000 opere che delineano
una terra in piena trasformazione con uno stile misurato. |