INTRAMOENIA EXTRART: 5 punti di vista per 5 artisti più 5. I suggestivi luoghi di transito della grande storia della regione, i Castelli di Puglia, sono coinvolti per la prima volta in un circuito organico e completo, finalizzato alla promozione del territorio, sia costiero che rurale, mediante un loro moderno “riuso”. Nelle mura millenarie, artisti internazionali offriranno arte “extraordinaria” appunto, sunto di un mix linguistico e culturale proveniente dal nord e sud del mondo, dall’oriente e medioriente, con particolare accento sull’area mediterranea. Arte finalizzata a rappresentare una panoramica a 360° di cinque punti di vista, sviluppati poi in altrettante mostre tematiche nel corso del prossimo biennio: il PASSATO, ovvero la storia quale scorrere del tempo ma anche storia immaginata o narrazione del futuro impossibile; lo SPAZIO inteso come rapporto inscindibile tra arte ed architettura, luogo fisico e geografia; la TECNOLOGIA, dalla monotonia creativa prodotta dalla navigazione in Internet per giungere ai più innovativi modelli installativi; il concetto di IDENTITA', indagato nella sua connotazione antropologica ed urgenza sociale; il GENIUS LOCI, testimonianza forte di radici linguistiche, nella forma e nei contenuti, della terra d’origine degli artisti invitati. I “5 punti di vista” nella mostra a Castel del Monte, prima tappa del progetto triennale, sono interpretati da: Bill Viola, Pedro Cabrita Reis; Sarah Ciracì; Sislej Xhafa; Enzo Cucchi con Francesco Arena, Marc Bauer, Elisabetta Benassi, Carlo Benvenuto, Domenico Mangano. Al “PASSATO”, traslato in una dimensione
mitica ed atemporale, guarda la videoarte di Bill Viola (New
York, 1951): affreschi animati ispirati alla pittura immortale
di Giotto ed ai motivi assoluti della composizione, del paesaggio, del
gesto e dell’emozione del manierista Pontormo. L’inscindibile dialogo tra arte ed architettura - che in passato è sfociato anche nell’archiscultura di Mondrian, Malevic, Debuffet, Sant’Elia, Depero… – è svolto dal tema dello “SPAZIO“, in questa prima tappa interpretato da Pedro Cabrita Reis (Lisbona - Portogallo, 1956), innovatore della scultura contemporanea dalla fine degli anni ’80.Nell’organizzazione seriale dei suoi lavori – come nel recente progetto “à propos des lieux d’origine” - l’artista portoghese utilizza materiali di produzione industriale - mattoni, neon, cavi elettrici, longarine di ferro, porte – trasferendoli in una dimensione diversa da quella consueta, ponendoli in stretta relazione con il luogo che li ospita. Da uno territorio fisico si giunge così ad uno spazio spirituale, dominato dal silenzio dell’assenza della presenza umana e dall’aura leggera della memoria, in un anelito alla perfezione ed all’equilibrio, costruiti da “un’intelligenza assoluta e totale attraverso la quale tutto si ordina”. Questa semplice organizzazione dello spazio sollecita alla comunicazione del “sé” che conduce all’altro, un invito quasi politico a ritrovare le vere coordinate delle relazioni umane. La “TECNOLOGIA” è il medium di Sarah Ciracì (Grottaglie - ta, 1972. Vive e lavora a Milano): dagli esordi, la giovane artista pugliese fa uso dell'arte digitale e dell'elettronica (fotografia, video e installazioni) nell’intento di generare una natura parallela, algida ed artificiale, animata da complessi giochi di sparizioni ed apparizioni, accompagnate da suoni metallici e alieni. La ricostruzione dell’”Infinito”, nella penombra dell’ultima sala del Castel del Monte, è articolata secondo una struttura ispirata ad una simbologia esoterica riconosciuta universalmente: rapisce e proietta il visitatore in un innocuo buco nero che sfonda la volta a crociere, sposandosi docilmente con l’aura misteriosa del maniero federiciano. Per l’albanese Sislej Xhafa (Peja - Kossovo, 1970. Vive a New York). “IDENTITA’” è sopratutto dignità di ogni essere umano. Attraverso performance partecipate, video, fotografie, installazioni spesso imponenti, rompe il pregiudizio negativo dell’”alterità”, forte in Italia come in Europa, paesi dove l’immigrato è ancora considerato un individuo con propensioni criminali. Ed a tal fine utilizza immagini preconcette per esasperare questi pregiudizi razziali – con il carabiniere di “Abbracciami forte”, il borseggiatore di “Piazza della Signoria” – immagini che “catapultano il loro significato nella profondità dell’animo dei passanti”: Al centro di una parete delle maestose sale sveve, fa a tal fine splendere il suo “Sun”, dall’umano calore “clandestino”. Enzo Cucchi (Morro d'Alba –An. 1949.
Vive e lavora a Roma) - esponente migliore di quel GENIUS LOCI
che dagli anni ’80 ha fatto, con la Transavanguardia, del ritorno
alla figurazione il tratto distintivo dell’arte italiana di respiro
internazionale – sperimentatore da sempre aperto alle contaminazioni,
sceglie di occupare tre sale del castello “tratteggiando” un percorso
gestuale, visivo e mentale, che fa da trait d’union tra le installazioni
di cinque artisti emergenti. Un’incursione dolce tra genius loci
in fieri che spazia dall’idea del privato - fatto di legami misteriosi
tra noi e le cose - sintetizzato dal “protagonismo” di semplici oggetti
quotidiani assunti ad icone del bello da Carlo Benvenuto, abbraccia
lo sguardo voyeuristico puntato su atipici mènages familiari,
alterati e scioccanti, minuziosamente descritti nelle vignette oscene
su carta da parati di Marc Bauer (Svizzera, 1975.Vive a Bruxelles
ed Amsterdam); integra un genius loci attento alla memoria
dei luoghi, espresso con mezzi contemporanei o gesti eclatanti: la performance
con il falco pellegrino di Elisabetta Benassi (Roma, 1966),
il suggestivo suono arcaico nell’oggetto da ascoltare di Domenico
Mangano (Palermo, 1976), la fontana-piedistallo senza santi
e sovrani di Francesco Arena (Mesagne- Br, 1978).Questa
originale esperienza collettiva di Enzo Cucchi è un esempio della volontà
di non produrre solo “opere”, ma anche momenti di confronto. Giusy Caroppo |