Niente di personale
Supponiamo che le immagini della soppressione di uno di noi, uno qualsiasi di noi, riesca a turbarci. E supponiamo che la percezione di questo turbamento ci predisponga ad allargare e a complicare la nostra capacità di attrarre ed agire su tutte le percezioni di questo tipo e di formulare dei giudizi idonei.
A questo punto siamo pronti ad abbandonare la folta schiera di chi abita, ahi noi! con un certo piacere, l’anestetico.
Per prima cosa riconosciamo come indispensabile ridurre all’unità concetti e percetti, poi, con una certa fatica ma con soddisfazione, ci complichiamo la vita passando da un percetto a più percetti, e da un concetto ad altri da questo generati. Alla fine giochiamo mescolando percezione e pensiero.
“L’uomo è una creatura produttrice d’immagini” (Hans Jonas), tra le definizioni dell’uomo che propongono una “caratteristica distintiva”, questa ha il vantaggio di farci fare subito un altro passo: quelle stesse immagini per divenire “astrazione sensibile” dovranno offrire almeno un’immagine più ampia e completa di quella iniziale, e questo attraverso il pensiero che farà la propria parte. Il pensiero per avere qualcosa da pensare dovrà fondarsi su immagini del mondo in cui viviamo.
Niente di personale, ma se di fronte a “A prescindere” in taluni non funzionano i meccanismi percettivo/concettuali, per costoro la risposta al quesito che viene spontaneo ”cos’è l’Uomo?” potrebbe essere del tipo “l’Uomo è un bipede”, affermazione simpatica ma che nulla ha a che fare con l’essenza intima dell’Uomo. Ed è anche possibile che di fronte a “Sipario”, piastrelle di piombo sulla memoria, chi è ‘anestetizzato’ non riesca a sviluppare un’immagine più completa che quella offerta dal concetto di memoria in se stesso. La non-reazione in questo caso potrebbe essere del tipo: ”Quello sembra il mio verduraio”.
p.: Niente di personale, ma è ovvio che per le cose qui esposte non è prevista alcuna ‘liquidazione’ e(ste)tica.
Innocente & Roberto