Rigenerazione urbana.
È d’uso comune parlarne, riferendosi a periferie o luoghi
degradati, dove regna il disagio sociale e l’abusivismo edilizio lede l’estetica,
rendendo invivibili gli spazi comuni della città. . Insolito è invece avocarsi alla valorizzazione
e rivitalizzazione di quello spazio urbano considerato solitamente fiore
all’occhiello di una città: il Centro Storico.
La gente, passeggiando nella zona antica - quella che narra lo scandire del tempo,
mediato dalle stratificazioni delle architetture, al pari delle rughe dei vecchi e degli
idiomi dialettali - appare quasi assuefatta alle insegne dei negozi, di quel panettiere
come di quel barbiere, del rigattiere e del fioraio, del pub etnico, della pizzeria,
del pescivendolo, come del b&b fresco di pittura … Non ci si accorge che, anche qui
e non solo “in centro”, batte un cuore pulsante che è fatto di piccole “economie”,
un richiamo interessante per il turista, un po’ sbiadito per il residente. Da questi
presupposti nasce l’idea di un concorso che vuole - attraverso progetti d’arte contemporanea
site specific, candidati da giovani artisti operanti in Puglia - catalizzare
l’attenzione di chi, autoctono, vive il centro storico della città sbadatamente.
Si mette a segno, così, la vera mission dell’arte: non semplice decoro, ma messaggio
diretto, sferzante, travaso di vita. Disseminate secondo un articolato itinerario
che muove da via Duomo, per diramarsi lungo le Sette Rue, verso Piazza Plebiscito
e Porta Marina, sono performances, installazioni e videoproiezioni che diventano
landmarks di svincoli caratteristici, di angoli più o meno scenografici, di vetrine o
atrii intriganti, generando una nuova empatia tra centro storico, abitanti e turisti.
Dalla moderna scossa innescata dall’arte relazionale e collettiva di
Sergio Racanati, che si infiltra - con una vis polemica incauta - nelle dinamiche culturali
e politiche, insite nell’immaginario stantìo della comunità cittadina, si cede il
passo alla delicatezza policroma, modellata in punta di piedi, da Claudia Giannuli, così
legata ai temi della tradizione femminile e familiare, mediati dal linguaggio
universale e inter-generazionale dalle mille letture, che è il naif; dal
tema forte dell’incomunicabilità, moltiplicato all’infinito nell’impalpabile
modulo monocromo disegnato a lapis di Giuseppe Paolillo si viene
richiamati dalla forza luminosa, trasposta nel macro come nel micro,
delle proiezioni dedicate ad una variegata umanità da Raffaele Fiorella.
Sembra voglia gridare quanto sia democratica l’arte quando sa fondersi così
sinuosamente, trasformandosi in tatuaggio di luce, col tessuto sociale
contemporaneo e con la storia di sempre.